Il nuovo Rapporto Svimez vede riallargarsi il gap occupazionale tra Sud e Centro-Nord, nell’ultimo decennio già passato dal 19,6% al 21,6%: detto altrimenti, i posti di lavoro da creare per raggiungere i livelli del Centro-Nord sono circa 3 milioni.
Un processo in salita se si considera anche che dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2 milioni e 15 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati e che in Italia nel 2018 si è raggiunto un nuovo minimo storico delle nascite: al Sud sono nati circa 157 mila bambini, 6 mila in meno del 2017. La novità, spiega, è che anche il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli.
Senza un’inversione di tendenza “nel 2065 la popolazione in età da lavoro diminuirà del 15% nel Centro-Nord (-3,9 milioni) e del 40% nel Mezzogiorno (-5,2 milioni)”. Uno scenario questo definito “insostenibile” perchè secondo le stime tra meno di cinquant’anni “con i livelli attuali di occupazione, produttività e di saldo migratorio, l’Italia perderà quasi un quarto del pil, il Sud oltre un terzo”.